GARABANDAL

Poema Portafortuna

 

 

Franco Del Moro

GARABANDAL

Poema Portafortuna

 

(CD AUDIO – 10,00 euro)

digipack 3 ante, booklet di 16 pagine a colori (incluso un testo letterario inedito)

Total playing time: 73:32

 

Music composed, orchestrated and engineered by Franco Del Moro

All instruments played by Franco Del Moro

© 2008 Franco Del Moro

© 2008 Associazione letteraria Ellin Selae

 

 

 

Dopo ORONAYE (Sinfonia d’Acqua), esce il secondo cd di Franco Del Moro con un nuovo e intenso viaggio musicale.

Oltre 70 minuti di musica orchestrale che nasce dall’abbraccio olistico di innumerevoli famiglie di strumenti appartenenti a differenti culture musicali.

 

Garabandal... ovvero intrecci magici di strumenti acustici, etnici, orchestrali, elettrici ed elettronici. Un uso sapiente del linguaggio armonico si sposa con la creatività del pop progressivo per dar vita a un intenso viaggio musicale diviso in 6 suite orchestrali. Un «Po­ema Portafortuna» per ascoltatori non frettolosi, che amano i tessuti ricchi di sfumature e i dialoghi fra molteplici linee melodiche, ora poetiche, ora gioiose, ora meditative.

Come in Oronaye, anche il booklet di Garabandal contiene un testo letterario inedito sull’importanza spirituale dell’arte in quest’epoca in cui l’armonia e la bellezza sono seriamente minacciate dall’avanzare di un mondo grigio e vuoto di valori.

 

Le fonti di ispirazione per questo poema sonoro (ossia i riferimenti per gli ascoltatori) sono: Evanthia Reboutsika, Mike Oldfield, Yann Tiersen, Javier Navarrete, Pink Floyd, Alexander Scriabin … e Marc Chagall.

 

*  Vai QUI per sapere in che modo questi musicisti hanno influenzato la composizione di GARABANDAL

*  QUI ci sono invece alcuni consigli per l’ascolto

*  e QUI il parere del critico musicale Beba Castelli

*  QUESTA è invece una offerta molto interessante!

 

 

 

 

 

GARABANDAL, un viaggio per pazzi e poeti

 

Con Oronaye, Franco Del Moro ci aveva portato in un territorio intermedio fra la classica e il pop, laddove  misteriose suggestioni musicali dal sapore antico si mescolavano con linee melodiche del mondo d’oggi. Garabandal è la tappa successiva di questo percorso. Qui la narrazione musicale nasce direttamente dalla contemplazione degli aspetti nascosti (direi esoterici) dello spirito vivente, percorrendo le stesse strade che sono proprie dei poeti... e dei pazzi. Sono nate così queste rapsodie che durante l’ascolto trasformano la nozione del tempo e danno all’ascoltatore la sensazione di essere entrato in un’altra dimensione, dove il tempo e lo spazio perdono ragion d’essere.

 

Sia che ricami con una girandola di temi e di strumenti su un giro armonico che si ripete sempre uguale (e sempre diverso), sia che riveli la sua passione per il pianoforte mettendo improvvisamente a tacere l’orchestra e lasciando parlare quest’unico strumento, l’elemento che non viene mai a mancare in Garabandal è la grazia. Qui siamo ben lontani dalle sonorità acide e techno del mondo contemporaneo: gli elementi che caratterizzano le suìte di questo lavoro hanno più a che fare con la pittura (non a caso Chagall è citato nel booklet fra le fonti d’ispirazione, e avvolge addirittura la label del cd) e i colori della Natura, luoghi dove prevalgono atmosfere magiche e poetiche, in cui l’avanguardia sposa il vintage, e l’elemento onirico portato dagli strumenti classici abbraccia quello materico portato dagli strumenti elettrici.

 

Ma a dominare su tutto è, come detto, la grazia, l’eleganza: nella composizione, nell’orchestrazione, nelle linee melodiche... anche quando i linguaggi cambiano passando, per esempio, da una chitarra flamenco a un tema per oboe, da un coro di mandolini a un tappeto di percussioni etniche.

E se farete bene attenzione troverete anche, qua e là, le voci di alcuni poeti arabi...

 

In questa lunga narrazione che usa le note al posto delle lettere, non si percepisce mai discontinuità e ogni cosa lavora per avvicinare il mondo dei sogni a quello reale al fine di rendere quest’ultimo meno ostile, ruvido.

Da qui, credo, l’origine del sottotitolo scelto da Del Moro: «Poema portafortuna...»

Beba Castelli

 

                                                                                          

 

 

 

 

CONSIGLI PER L’ASCOLTO DI GARABANDAL

 

Negli ultimi anni si è diffusa l’abitudine di ascoltare la musica in macchina, TUTTA la musica e SOLO in macchina. Persino la musica classica.

Sebbene l’automobile valorizzi un certo tipo di produzione musicale che serve a stemperare la noia mentre si è intenti alla guida, non è certo il luogo più indicato per cogliere le innumerevoli sfumature della ricca tavolozza sonora che un’opera orchestrale contiene.

Fra una tangenziale e uno svincolo, una sinfonia per piano e orchestra corre il rischio di diventare una sinfonia per motore e orchestra… un po’ come se avessimo mescolato una bottiglia di Barolo e una di Coca Cola.

Garabandal, essendo un’opera orchestrale di ampio respiro, fa parte di quel tipo di musica che “soffre il mal d’auto”.

Ci sono passaggi in cui una dozzina di strumenti intrecciano fra loro 4 o 5 linee melodiche arabescando su telai orchestrali costruiti con una miscela di suoni provenienti da sei o sette diverse famiglie strumentali… la durata media dei brani va da dieci minuti sino alla mezz’ora di “Unda Maris” (una sinfonia ricchissima di rêverie e armonie nascoste, che prende vita con una orchestrazione in cui si abbracciano e avvicendano fra loro circa centocinquanta differenti strumenti, fra cui un antico organo a canne, che si chiama, appunto, “Unda Maris”.)

Bene, niente di tutto questo arriverà alle vostre orecchie se deciderete di ascoltare questo disco in macchina o su un modesto impianto di riproduzione.

 

Il mercato ci vuole pigri, frettolosi e superficiali, per venderci meglio i suoi prodotti di consumo: basso, batteria, voce, strofa-strofa-ritornello: i “4 salti in padella” della musica.

Arrangiamenti stereotipati e insignificanti che fanno da base d’appoggio per melodie da consumare alla svelta fischiettandole mentre si cerca il posteggio… inutile dire che la cosa migliore da fare per salvarsi dal letale abbraccio dell’ “inedia musicale” (l’incapacità di trarre emozioni dalla musica) è andare nella direzione opposta.

Garabandal ci prova e ci dovete provare anche voi.

Pertanto l’ambiente ideale per assaporare il menù di questo poema in musica, è mettersi comodamente seduti in poltrona, nel punto mediano fra la cassa destra e la cassa sinistra di un buon impianto stereofonico. Se non disponete di un ambiente con queste caratteristiche, allora potete ripiegare sull’ascolto in cuffia, ma sempre dedicando (almeno per il primo ascolto) la vostra attenzione unicamente alla musica, e non come attività complementare o di sottofondo mentre, che so, state lavando i piatti o facendovi la barba. Solo dopo aver rispettato questa condizione potrete esprimere un parere sensato e attendibile (sia esso positivo o negativo) su quest’opera (ma il discorso non vale, naturalmente, solo per Garabandal, bensì per tutta la musica d’autore, sia passata che presente).

Dopodiché sarete liberi di continuare a frequentare i fast-food della musica commerciale, se lo desiderate, ma almeno avrete assaporato anche una alternativa e sarete meno manipolabili, più padroni delle vostre scelte. E questo, nel tempo, vi farà probabilmente venir voglia di allontanarvi sempre più dalle strade battute dalla massa e di cercarvi un sentiero nuovo: il vostro sentiero.

 

È da qui che cominciano tutte le rivoluzioni, sia quelle personali che quelle sociali.

È da qui che è iniziata l’intera evoluzione…

Ed è qui che chi ci vuole passivi e inerti non vuole che arriviamo.

Ora che lo sapete non potete più far finta di niente.

 

 

 

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